Maestoso lavoro di recupero
La crisi del Maestoso è andata in parallelo con la crisi del Cinema.
La crisi del Maestoso è andata in parallelo con la crisi del Cinema. Era il primo dopoguerra quando “il più bel ritrovo di Porta Romana” non era contemplato sui tamburini delle programmazioni, i quotidiani non lo menzionavano, come non fosse degna di nota la periferia.
Quando ancora si chiamava Cinema Roma, la proprietà doveva affidare, a proprie spese, la pubblicità delle pellicole e della sala, a una cartellonistica da strada.
Le pareti di Corso Lodi, cuore del suburbio nella zona sud, venivano ricoperte da locandine e manifesti preparati da una stamperia della zona. Il cinema, comunque, sopravviveva ed era sempre pieno.
Nel 1929, quel corso Lodi 43, sede del palazzo del Maestoso, divenne piazzale Lodi 1. In pieno fascismo, il cinema Roma fu demolito.
Nel 1939 venne ricostruito con una sala più grande, e con tanto di galleria, col nome di Cinema Italia, in Corso XXVII Ottobre, perché, per onorare la marcia su Roma, così venne ribattezzato Corso Lodi.
Il nuovo Cinema Italia, con una capienza di più di duemila posti continuò ad essere considerato meno importante delle altre sale cittadine e pertanto relegato alla programmazione delle terze visioni, ovvero di quei film usciti mesi prima, se non l’anno prima, come fosse una replica, dopo un mese, di uno spettacolo televisivo della notte di Capodanno.
Negli anni, passata anche la Seconda Guerra Mondiale, il cinema proseguì la sua attività senza ottenere mai un rilevante successo.
Nel 1975 la proprietà ne studiò una ristrutturazione e il nuovo cinema dal nome echeggiante: Maestoso si fece finalmente notare dai milanesi, e diviene una sala da seconde visioni, ma di lusso, come una replica dello spettacolo di Capodanno l’indomani mattina, per quello che non ha voluto far tardi la sera.
La programmazione poi, col tempo, riuscì ad allinearsi a quella delle più gettonate sale centrali.
Arrivano gli anni ’80 e il Maestoso è l’underdog che vince e si lancia al sorpasso: diventa icona indiscussa di comodità ed eleganza, con le sue indimenticabili poltrone blu.
È con la diffusione dei cinema multisala nelle periferie, o con la realizzazione di sale cinematografiche nei pressi dei tempi dello shopping commerciale che realtà come il Maestoso non sopravvivono, non bastano le nicchie che non bastano mai alla cultura, per far sopravvivere qualcosa destinato ad essere schiacciato.
È il 22 luglio 2007 quando il Maestoso chiude e resta, in quella che non è più una periferia ma un’arteria creativa nel cuore di Milano, come il ventre vuoto di una balena, nel quale poi, al posto di Pinocchio, finisco i ragazzi di un collettivo sociale che ne rivendicano il recupero a scopo artistico.
Siamo ai giorni nostri.
Presto, in una nuova rilucente veste bronzo dorata, il Maestoso riaprirà i battenti, col nome di Cinema Italia Teatro, inganno di un nome.
Conservato nella struttura originale, lo spazio ospiterà un nuovo polo Virgin Active, per la gioia di muscoli e vanità.